Il Comune è la casa del cittadino. Pertanto, stiamo richiedendo al sindaco Peppino Vallone di poter usufruire, una volta a settimana, di una stanza all’interno del municipio. Vogliamo confrontarci con tutti i cittadini, discutere dei progetti dell’amministrazione comunale e magari bussare alla porta dell’assessore o del consigliere competente per rivolgere loro proposte, critiche o sollecitazioni. Insomma, stiamo chiedendo al sindaco di darci una stanza nella Casa del Cittadino, una stanza nella nostra casa. Questa non è una richiesta proveniente da un gruppo politico, bensì una proposta rivolta da cittadini di Crotone al sindaco della nostra città. Gli incontri da noi organizzati non saranno firmati Stanchi dei Soliti o rivolti esclusivamente ai membri del nostro gruppo ( abbiamo la nostra sede per svolgere queste attività), ma si tratterà di pubbliche riunioni con tutti i crotonesi interessati. Gli argomenti che tratteremo avranno come unico oggetto la città di Crotone.
L’articolo 10 comma 3 del testo unico degli enti locali prevede che i Comuni, al fine di rendere effettiva la partecipazione dei cittadini alle attività dell’amministrazione, assicurano l’accesso ai servizi e alle strutture. L’attuazione di tale disposizione dipende dalla propensione del nostro Comune a valorizzare o meno l’apporto della collettività locale ai processi decisionali e consultivi. In altre parole, se il Comune di Crotone accetta la nostra proposta significa che crede nella partecipazione popolare, da cui prendere spunto per le decisioni da adottare. Considerati alcuni precedenti del nostro Comune, non abbiamo molte speranze che includa i cittadini nelle scelte che contano; ma non si sa mai, ci auguriamo che almeno una volta l’amministrazione Vallone possa sorprenderci in positivo.
«Cambiare si può. Cambiare si deve. Cambieremo insieme». Sono questi gli slogan utilizzati dal 90 % dei candidati al Consiglio comunale nelle competizioni elettorali crotonesi. Perché in presenza di un numero infinito di frasi e aforismi, i candidati scelgono i motti più sputtanati? Innanzitutto va precisato che lo slogan da utilizzare dipende da una libera scelta del candidato. Ogni candidato può dunque scegliere il motto che preferisce, purché – ovviamente- non contrasti l’orientamento politico del movimento o partito con cui si candida. Qualora ciò si verificasse, il candidato o cambia slogan o cambia gruppo politico. In secondo luogo, bisogna individuare tre categorie di candidati: i primi sono quelli appassionati di politica, i secondi sono i riempiLista e i terzi sono i pezzi grossi, cioè coloro i quali saranno eletti in ogni caso. Quindi, avete capito bene, l’elezione dei pezzi grossi prescinde dall’utilizzo di slogan o dalla diffusione di manifesti o santini – che acquistano ugualmente «tanto paga il partito». Soltanto gli appassionati di politica decidono con dedizione il loro slogan, alle altre due tipologie non interessa minimamente. Infatti, a decidere lo slogan dei riempiLista e dei pezzi grossi (candidati a consiglieri)è la tipografia in cui decidono di stampare manifesti e santini. Questi candidati non richiedono assolutamente alle tipografie di scegliere con cura il loro slogan, differenziandolo in base agli altri candidati oppure effettuando una ricerca sulle frasi pronunciate da politici di destra e sinistra per prenderne spunto. Non gliene può fregar di meno. Il compito della tipografia è quello di scrivere uno slogan qualsiasi, che per ragioni di praticità e di tempo sarà composto da una o più frasi preconfezionate, che vanno bene a tutti e che dunque sono praticamente uguali.
A chi ha un bottino elettorale predeterminato, non importa fare propaganda comune tramite comizi, manifesti etc. Ai pezzi grossi interessa il giorno delle elezioni, quando li vedi girovagare nei seggi con l’acqua alla gola per constatare che i conti tornano. Quelli che studiano lo slogan nei minimi dettagli, perdendo del tempo persino sulla punteggiatura, sono quelli che ci mettono il cuore, quelli non possono e non vogliono conquistare voti in cambio di salsicce, ma puntano soltanto sulla loro credibilità esteriore e interiore, con la speranza che un giorno venga premiata. Forse questi ultimi non saranno mai eletti, ma noi – ancora una volta – non vogliamo rassegnarci.
14 ottobre 1996: sei morti, 350 imprese danneggiate, oltre 120 miliardi di danni. Due i responsabili del disastro: l’alluvione che inondò la località crotonese e la malamministrazione degli anni passati; in particolare i vari predecessori degli amministratori odierni che progettarono e realizzarono strade, palazzi, ponti e infrastrutture senza alcuna logica professionale. Basti pensare che, a seguito del costruzione del Lungomare Nuovo, al precipitarsi di fitte piogge i commercianti della zona dovevano dotarsi di secchielli e pale per respingere l’acqua che entrava aggressivamente nei loro locali. Basti pensare che hanno permesso di costruire palazzi ovunque, senza badare alla presenza di reperti archeologici o monumenti. Forse siamo uno dei pochi casi in Europa in cui i palazzi che circondano un castello sono più alti delle torri del castello stesso. L’assenza di piani regolatori dell’epoca non giustifica l’abusivismo edilizio: non servono delle regole per capire che intorno a un castello non si deve costruire; serve soltanto buon senso. Esempi come questi ultimi possono apparire sconnessi dall’alluvione del 1996, ma in realtà ci permettono di capire qual è lo spirito che anima la pianificazione del territorio operata dalla classe dirigente crotonese; la cui malamministrazione è stata indirettamente evidenziata in un rapporto della protezione civile, che all’epoca dell’alluvione segnalava «l’inadeguatezza di molti attraversamenti stradali e ferroviari, insufficienti a consentire il passaggio delle enormi portate coinvolte dal bacino di monte».
E’ vero che non si possono prevenire le catastrofi naturali, ma è altrettanto vero che una buona amministrazione può minimizzarne i rischi; il che è testimoniabile da tante città settentrionali che nonostante siano soggette a notevoli ondate di maltempo (molto più intense rispetto alle nostre) hanno adottato interventi preventivi che riducono gli ipotetici danni.
L’alluvione del 1996, la vicenda Black Mountain e i cumuli di rifiuti tossici dell’area industriale hanno tutti una cosa in comune: la presenza di tante vittime e di pochi condannati.
Nei prossimi giorni si terrà a Bologna la seconda edizione deSmart City Exibision: la manifestazione delle città intelligenti. In particolare, si tratta di un evento con cadenza annuale il cui obiettivo è quello di promuovere la conoscenza delle buone pratiche di amministrazione locale e non solo. Il programma è articolato in tre giornate (16, 17 e 18 ottobre), dove sarà possibile partecipare a più di 150 convegni e conferenze, avente come oggetto le politiche di governo locale. Nel dettaglio, le tematiche che saranno trattate riguardano l’assistenza ai cittadini, i trasporti, la tutela dell’ambiente, lo sviluppo delle nuove tecnologie nelle pubbliche amministrazioni, l’integrazione sociale, l’accoglienza dei turisti e tanto altro ancora. Insomma, tutti i settori in cui l’operato dell’ amministrazione comunale crotonese – considerando i risultati raggiunti- non è dei migliori. La promozione e l’ attuazione delle buone pratiche illustrate durante i convegni potrebbe guidare il l’amministrazione comunale di Crotone verso lo sviluppo di azioni amministrative intelligenti.
Ci auguriamo che il Comune di Crotone – ma anche la provincia – al fine di offrire servizi di qualità nei confronti dei cittadini, decida di partecipare a questo utile e gratuito evento.
Lo scorso giovedì abbiamo annunciato l’apertura della nuova rubrica Storie di campagna elettorale, attraverso cui vogliamo raccontarvi le vicende e le prassi nascoste delle campagne elettorali crotonesi. Oggi è il nostro primo appuntamento, e vogliamo porre alla vostra attenzione il meccanismo degli infiltrati dei partiti nelle liste civiche e nei gruppi politici autonomi.
Prima di descrivere le varie tipologie di infiltrati, dobbiamo sottolineare le ragioni per cui si verifica questo fenomeno. Crotone non è un comune qualsiasi: nella nostra città gli interessi in gioco sono molti, si pensi alla bonifica, alle trivellazioni e alle potenzialità territoriali. Tenere sottocontrollo l’assetto politico crotonese significa evitare problemi di continuità rispetto al passato. Le elezioni rappresentano lo strumento che può mettere in discussione questa stabilità, pertanto analizzare i gruppi politici emergenti diviene prioritario.
Esistono tre tipologie di infiltrati:
I murgi citti. Questa tipologia inizia la sua attività di spionaggio almeno sei mesi prima della campagna elettorale; trova magicamente il tuo numero di telefono e cortesemente ti domanda se può partecipare alle riunioni perché è «davvero interessato al tuo progetto politico». Considerato che non avevamo –e non abbiamo tuttora- né risorse e né strumenti investigativi all’avanguardia, abbiamo spesso e volentieri accolto tutti coloro che pensavamo fossero indipendenti da legami partitici e privi di problematiche giudiziarie. I murgi citti sono i più timidi durante le riunioni: parlano poco e quando vogliono farlo chiedono il permesso con tanto di alzata mano. Persone educate insomma. Loro ti studiano cercando di capire le tue debolezze in termini progettuali e comunicativi, per poi riferirle al mandate della loro venuta; il quale successivamente tenterà di Continua a leggere →
“In che modo la politica locale può sconfiggere l’inciviltà? Stanchi dei Solitipropone il Manuale della buona educazione”
Stavo passeggiando per una delle principali vie di Bologna quando vidi uno stand della famosa azienda italiana Mulino Bianco in cui si stavano svolgendo delle attività di svago per bambini e adulti. Mi avvicinai e chiesi maggiori informazioni su quell’interessante evento. Presi parte alle attività organizzate e vinsi per giunta una merendina. Durante la consegna dell’ambito premio, uno dei ragazzi del personale di animazione mi domandò: «di dove sei?» e io ovviamente risposi «di Crotone». Al che, l’addetto ai lavori della Mulino Bianco ed i suoi colleghi che indirettamente ascoltavano la conversazione, cominciarono a fare delle sottili battute sulla mia provenienza; battute che celavano un ricordo tutt’altro che positivo della nostra città. Cercai di approfondire il tutto, e continuando la conversazione mi dissero che si recarono a Crotone qualche anno fa per svolgere delle attività di animazione simili. «La città è bellissima, ma gli abitanti lasciano a desiderare». Era questo in sintesi il commento dei presenti. Uno di loro, motivando tale affermazione, mi spiegò che le considerazioni negative sugli abitanti di Crotone sono frutto di una triste vicenda che animò la loro permanenza nella nostra città. «Un tizio voleva picchiarmi perché avevo “guardato la sua ragazza”. Come posso avere un ricordo positivo di Crotone?», mi domandò il ragazzo con cui avevo avviato la conversazione.
L’evento non mi sorprese affatto: chi vive o ha vissuto a Crotone sa bene che questi episodi non sono rari. E non mi sorprese neppure la generalizzazione fatta dal ragazzo con cui dialogavo, che estense a tutti i crotonesi uno stile di vita incivile che in realtà appartiene soltanto a una fetta della popolazione. Inferire le pagliacciate di pochi all’essere di tutti è uncomportamento tanto immaturo quanto diffuso: è opinione comune che i napoletani vengono considerati ladri, i calabresi ‘ndranghetisti etc. Il mio problema, però, non è quello dell’immaturità di coloro che fanno di tutta l’erba un fascio. Quello che mi preoccupa profondamente è che nel 2013 esistono ancora dei deficienti disposti a litigare perché qualcuno ha guardato la ragazza di qualcuno.
Tour Mulino Bianco
Generalmente su questo blog ci occupiamo di politica e amministrazione, pertanto le osservazioni di cui sopra potrebbero apparire incongrue rispetto agli articoli pubblicati finora. In realtà tali episodi di inciviltà sono strettamente collegati all’operato della classe dirigente locale. L’attuazione di politiche culturali volte a trasmettere la buona educazione è il miglior modo per contrastare tali vergogne, che non fanno altro che danneggiare ulteriormente l’immagine della nostra città. L’assessore alla cultura potrebbe iniziare dalle scuole elementari e medie, concordando con i docenti degli appositi percorsi formativi affinché gli alunni non apprendano soltanto nozioni di matematica, italiano e geografia, ma imparino a relazionare civilmente con gli altri. I percorsi non devono essere facoltativi: gli insegnamenti di convivenza civile devono essere impartiti durante l’orario di lezione. Se ad ogni ora di lezione venissero dedicati 5 minuti alla divulgazione delle regole di buona educazione, ogni giorno di scuola avrebbe un senso diverso: 40 minuti al giorno destinati alla convivenza civile. Molti docenti svolgono informalmente queste attività da anni; a tanti altri invece non passa neanche per l’anticamera. Sarebbe altrettanto utile creare il Manuale della buona educazione: un libricino alla cui stesura potrebbero partecipare gli esperti in scienze dell’educazione.
Questo articolo è stato inviato all’indirizzo di posta elettronica dell’assessore alla cultura di Crotone Antonella Giungata: assessorecultura@comune.crotone.it