Dal 1992 Crotone è provincia; dal 1992 i problemi relativi all’edilizia scolastica vengono riportati in Via Mario Nicoletta; dal 1992 ogni raccomandata, bollettino postale, finanziaria, vede l’inclusione della sigla KR di fianco al nome Crotone.
Il nostro NO all’abolizione della Provincia di Crotone è fondato sia su ragioni di identità che su ragioni economiche e gestionali.
Cosa significa abolire la provincia di Crotone? Riportiamo gli ipotetici (ed alcuni certi) effetti.
1) Lo spostamento delle strutture legate all’esistenza provincia (Prefettura, Camera di Commercio, Comando Provinciale dei vigili del fuoco, ecc) da Crotone a Catanzaro, determinerebbero un ulteriore isolamento del territorio per le semplici ragioni:
gli impiegati pubblici degli enti succitati verrebbero trasferiti nella sede di Catanzaro, provocando così riscontri economici per la città già capoluogo di regione. Tutte le spese quotidiane (caffè, giornali, pranzo, ecc) i dipendenti pubblici provinciali di Crotone le sosterrebbero nelle attività commerciali di Catanzaro. Inoltre, come ha riportato Rodolfo Bava nel suo articolo la scorsa settimana, c’è il rischio che gli impiegati pubblici trasferiscano la propria abitazione a Catanzaro, perché ogni giorno i costi per i trasporti sarebbero notevoli.
Quindi, afflusso di soldi e di capitale sociale ed umano da Crotone a Catanzaro.
2) L’abolizione della provincia di Crotone includerebbe anche quella di Vibo Valentia, così alla provincia di Catanzaro toccherebbe gestire 310.000 abitanti in più disposti in ben 77 comuni (27 quelli di Crotone e 50 quelli di Vibo). Quindi, la provincia di Catanzaro gestirebbe un totale di 159 comuni (considerando i suoi 80 già esistenti).
Ricordiamo che attualmente province della portata di Roma e Milano gestiscono rispettivamente 121 (Roma) e 134 (Milano) Comuni.
Catanzaro quindi dovrebbe coordinare più comuni della provincia di Roma e Milano considerato che quest’ultime province non verranno soppresse. Credete sia capace?
3) Inoltre, la notorietà della nostra città verrebbe meno. Studiando a Bologna, posso garantirvi che ogni volta che cito la mia città natale, sono pochi coloro che non sanno dove si trovi. D’altronde, è ovvio che è diverso essere una provincia fra 109 piuttosto che un comune fra 8000.
Quindi, anche per ragioni di IdentitĂ , NOI NON VOGLIAMO CHE SCOMPAIA LA NOSTRA PROVINCIA.
Stanchi dei Soliti è a favore dell’abolizione di TUTTE le province, perché significherebbe ridurre la spesa pubblica in modo drastico, ma attualmente la riforma non lo prevede.
E’ sbagliatissimo essere a favore dell’abolizione “soltanto” perché la classe politica provinciale Crotonese ha dimostrato di essere incapace di operare. Questo è un problema notevole, ma legato ai soggetti eletti, non all’esistenza dell’ente in sé, il quale se fosse gestito in maniera adeguata funzionerebbe.
La classe politica si può cambiare con le elezioni, ma abolendo la provincia di Crotone l’identità e le strutture succitate non ce le ridarà più nessuno.
Andrea Arcuri
Stanchi dei Soliti
Sopprimere le province soltanto perchè l’acqua è piuttosto sporca?
Come fulmine a cielo sereno, ecco la notizia: da eliminare il cinquanta per cento delle province.
Ne rimarrebbero soltanto 54, meno di quelle (59) esistenti nel 1861. Si rasenta l’assurdo: in Toscana, ad eccezione di Firenze, verrebbero tutte soppresse; identica cosa per la Liguria (l’unica a salvarsi Genova); in Emilia e Romagna sette su nove; in Sicilia cinque su nove; in Piemonte esattamente il cinquanta per cento.
A parte il fatto che, con la loro soppressione, secondo uno studio della “Bocconi” di Milano, non vi sarebbero chissĂ quali economie (addirittura “qualcuno” avrebbe avanzato un problema surreale asserendo “tagliarle costerebbe troppo”). Ma, ancora, gli studiosi ministeriali non sono riusciti a focalizzare quante e quali diseconomie si verrebbero a creare a totale danno dei cittadini.
Innanzitutto, rileviamo che è molto meritoria la presenza e la funzione delle province, dato che avvicinano le Istituzioni ai cittadini, attraverso la Prefettura, la Questura, i Comandi dei Carabinieri, della Finanza e dei Vigili del Fuoco. Nonchè mediante una miriade di uffici: Direzione Provinciale del Tesoro, Ragioneria dello Stato, Agenzia delle Entrate, Agenzia delle Dogane, Agenzia del Territorio, Direzione Provinciale del Lavoro, Camera di Commercio, Sezione locale di Confindustria, Sedi Provinciali Inps ed Inail, Azienda Sanitaria Provinciale, Aci, Croce Rossa, Ufficio Scolastico, Ufficio Provinciale delle Poste, Motorizzazione Civile.
Quindi, venendo meno questi uffici, in ogni provincia soppressa, vi sarebbero due o tremila impiegati che dovrebbero sottoporsi ad un viaggio giornaliero per potersi recare al lavoro o, addirittura, decidere di trasferirsi, impoverendo, così, il tessuto civile della propria città .
E, poi, gli economisti del Ministero si sono chiesti quanto verrebbero a spendere i Sindaci delle province soppresse per potersi recare presso la “nuova” provincia e quante diarie dovrebbero versare ai tecnici comunali per raggiungere i vari uffici al fine di potere sbrigare le varie pratiche?
E quale scompiglio determinerebbero in milioni di cittadini delle province eliminate, cittadini che sarebbero costretti, a recarsi nei vari uffici, sino a tempo addietro ad un tiro di schioppo dalle loro abitazioni?
E quanti incidenti stradali, anche mortali, si potrebbero verificare con questo continuo andirivieni?
Non è assolutamente nè giusto e nè onesto sopprimere le province. Il problema, secondo noi, non sta quindi nell’eliminarle, ma nel razionalizzarle; evitando le solite assunzioni a fini elettorali, escludendo i costosi incarichi clientelari esterni; badando, in una sola parola, a delle “economie”, tanto da farle divenire delle unitĂ “produttive”, perchè è un assurdo buttarle perchè l’acqua risulterebbe in alcune piuttosto sporca.
Piuttosto, più in là , nel realizzare il federalismo e, probabilmente, le Macro Regioni, si potrebbero addirittura eliminare le Regioni, lasciando così le Province che per oltre quindici decenni hanno svolto un compito necessario, avvicinando, sopratutto, le Istituzioni ai cittadini.
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