
In occasione delle elezioni di oggi e domani che coinvolgono 41 comuni calabresi, è doveroso, in virtù dei valori che orientano l’azione politica di Stanchi dei Soliti, fare una riflessione su quel che è, ancora oggi, uno dei fattori che determinano l’elezione di non pochi amministratori regionali e locali: il voto di scambio.
La sfiducia nei confronti dei governanti che spinge gli elettori a considerarli “tutti uguali”, l’esistenza di rapporti di lavoro che implicitamente obbligano i dipendenti a votare (e a far votare) l’imprenditore candidato e, soprattutto, la formulazione di accordi preelettorali tra votante e candidato che si traducono in una serie di promesse fasulle a cui credono soltanto i più stolti, rappresentano le principali cause che sono alla base del voto di scambio: problematica che rispecchia una cultura retrograda di una società che non vuole fare passi in avanti.
Attraverso questo articolo non ho l’ambizione di svegliare le coscienze di coloro che da decenni sono abituati a vendere il proprio voto in cambio di quattro soldi (sarebbe un’ardua impresa convincerli a desistere). Vorrei, invece, che Continua a leggere