
Nel settembre del 2011 alle orecchie dei crotonesi giunsero voci allarmanti: stavano iniziando i lavori per la costruzione di un nuovo pozzo estrattivo a Capo Colonna. Quando ci rendemmo conto che tali voci ebbero conferma dallo stesso Comune di Crotone (che all’ente nazionali idrocarburi aveva concesso l’autorizzazione per la costruzione del nuovo pozzo) ci opponemmo immediatamente attraverso la nostra partecipazione alle iniziative organizzate. In particolare ce ne furono due: la prima vide vari cittadini occupare simbolicamente l’area di Capocolonna nei pressi del parco archeologico; la seconda occupazione invece si tenne alle sede locale della società Syndial (gruppo Eni).
Oltre all’estrazione in sé che implica una serie di problematiche ambientali di rilievo, la nostra opposizione alla attività Eni a Crotone è frutto dell’assenza di uno scambio tra Eni e la città. In altre parole Eni, che estrae il 15% del metano nazionale dal mare di Crotone, corrisponde in cambio troppo poco alla nostra città. Non bastano le Royalties, non bastano le promesse di bonifica. Vogliamo in città ciò che Eni ha realizzato in tanti altri comuni italiani: a S.Donato milanese Eni ha creato un centro direzionale che pare incrementi l’occupazione locale di ben 3000 unità; in Basilicata l’Eni ha trasformato una vecchia miniera in un percorso turistico. E di altri esempi ce ne sono a bizzeffe: si veda Gela, Ortona e tante altre realtà.