
Auricchio, Emmental, Parmigiano Reggiano e Grana Padano cosa hanno questi formaggi più del Pecorino Crotonese? Rigatoni, penne, spaghetti, fusilli, conchiglioni, lasagne, cannelloni…e i covatelli?
Sfogliatella Napoletana, Cassata Siciliana, e i Crustoli? E i Cunn Moddr?
Potremmo continuare ancora per molto, elencando tutti i prodotti di Crotone o calabresi in generale (in particolare sono 272 i prodotti agroalimentari riconosciuti dal ministero delle politiche agricole, fonte Wikipedia ).
Perché nei principali ipermercati italiani di questi prodotti non ce n’è nemmeno l’ombra? Non possiamo limitarci all’esportazione del Tonno Callipo e del’Amaro del Capo.
Chi ha assaggiato le specialità sopraelencate può confermare che i nostri prodotti non hanno nulla da invidiare a quelli esportati in tutto il mondo. È risaputo che in Calabria “si mangia bene!”. Il punto è che grazie alla Calabria,
si potrebbe mangiare bene in tutta Italia…
In altre parole: bisogna esportare! Quest’intervento non solo garantirebbe la notorietà dei nostri prodotti ma comporterebbe anche crescite occupazionali: maggiore esportazione significherebbe maggiore manodopera locale per la lavorazione e la produzione dei prodotti.
Crediamo che non necessiti essere laureati in Economia per capire che politiche di esportazione determinerebbero nuovi posti di lavoro, prendendo in considerazione che, senza alcun dubbio, la domanda de nostri prodotti, considerando la loro oggettiva qualità, sarebbe davvero abbondante.
Basterebbe da parte dagli enti locali e regionali coordinare politiche simili attraverso incentivi all’esportazione concessi ai singoli imprenditori oppure, ancor meglio, attraverso l’acquisto diretto da parte degli enti dei suddetti prodotti (il ché determinerebbe maggiori entrate per i produttori) e la successiva esportazione. Siamo certi che i ricavi coprirebbero i costi iniziali a cui andrebbero in contro le nostre istituzioni.
Questa è una della proposte di Stanchi dei Soliti, con la quale testimoniamo, per l’ennesima volta, che basta valorizzare ciò che abbiamo per iniziare a crescere.
di Andrea Arcuri